Non lo so nemmeno io cosa mi saltò in testa, dovevo essere matto.
Dire “No” alla nazionale di calcio, al nazismo.
E’ che io me li ricordo ancora quei due rumori, quello fragoroso del ferro battuto quando facevo il fabbro e quello silenzioso dell’asfalto sotto i miei piedi nudi, quando giocavo scalzo a pallone per non rovinare l’unico paio di scarpe che avevo.
“No”. Solo questo dicevano quei rumori.
E così pensai che bisognava smettere di dire di no e occorreva fare di no.
Mi ritrovarono di fianco alla donna che ho amato. L’unico vero “sì” della mia vita.
gennaio 08, 2019